A proposito di Cuba

Ci sarebbe tanto da dire su Cuba, iniziando dalle cose semplici per arrivare a trattare argomenti più complessi come il sistema politico e sociale.
Un dato di fatto non trascurabile è che l’isola è grandissima, non a caso il consiglio più azzeccato per chi sceglie di organizzare un viaggio a Cuba è di misurare il tempo che si ha a disposizione e gli spazi da percorrere per creare itinerario sensato.
Normalmente chi organizza per la prima volta questo viaggio, sceglie un percorso quasi obbligato che inizia dall’Havana e non si spinge più a largo dei Cayos oppure, nel caso si volessero tralasciare i paradisi balneari, oltre Trinidad. Purtroppo in questi casi, soprattutto a causa della mancanza di tempo disponibile, si penalizza la zona dell’est, che dicono sia stupenda, e le città di Camaguey, Santiago e Guardalavaca.
Passando alle informazioni pratiche, a Cuba ci sono due monete: il CUP, comunemente pesos valuta destinata alla popolazione locale, e il CUC, valida solo per i turisti.
A prescindere dalla scarsa convenienza del CUC, che dopo l’apertura all’America e all’afflusso significativo del turismo di massa è praticamente equivalente all’Euro, la differenza più evidente è tra la moneta locale e quella turistica nella misura in cui un CUC vale circa 24 pesos.
Diversi anni fa, stando a quanto ci è stato riferito da due turisti francesi incontrati durante il viaggio che esplorano l’America latina da sempre, lo straniero a Cuba era visto come un individuo che portava con sé qualcosa di diverso: un impatto Occidentale nella vita a sé stante dell’Isola che viveva, per propria scelta, una propria ideologia politica ed economica. Era qualcuno con cui si faceva fatica a parlare perché diverso eppure affasciante.
Oggi invece il turista, o come lo definiscono i locali “El Extranjero”, rimane una ventata di Occidente a cui i Cubani si sono abituati, forse troppo. Hanno capito cosa poter fare e prendere da “Lo straniero” a cui basta, nella maggior parte dei casi, vedere una stralcio di vita esotica e colorata a ritmo di musica per spendere cifre inusuali per il luogo.
IMG_2458La Cuba che abbiamo trovato, che a dire il vero ci è piaciuta nonostante tutto, è molto turistica e diversa da quella ci immaginavamo, adeguata a tutte le esigenze dei turisti: prezzi esposti in CUC, camerieri che parlano più lingue, locali e negozi in stile europeo sia lungo le strade principali che secondarie, stracolmi, soprattutto all’Havana, di folti gruppi di crocieristi.
E’ una Cuba diversa da quella raccontata da chi ha viaggiato nel 2012 o 2014 che ci descrive un’esperienza diversa, quasi completamente, da quella che oggi è possibile trovare.
Per stessa ammissione dei locali, da quando è stata ufficializzata l’apertura all’America i prezzi dei beni, soggiorno, cibo e attrazioni è notevolmente aumentato nonostante sull’isola permanga una tassa del 10% in più sul cambio Dollaro/CUC.
Ci sarebbe da chiedersi cosa ne avrebbe pensato l’ormai defunto Fidel, prima che si ammorbidisse all’Occidente, di questa sorta di “capitalizzazione “ che continua ad aumentare, alle spalle e sulle spalle del visitatore, dato che il sistema della doppia moneta non fa altro che incrementare una forbice economica, seppure di carattere locale, che prima non pesava in alcun modo sulla vita del cittadino dell’isola, che come risultato finale ha creato una nuova “borghesia” cubana composta da coloro che vengono a contatto con il turista quotidianamente e a cui è permesso arricchirsi con il CUC.
Un gestore di una “casa particular”, ad esempio, incassa mediamente 35 CUC a notte ovvero l’equivalente di 720 pesos per una sola camera e che può permettersi di stipendiare a sua volta persona che aiutano nella gestione della piccola attività di B&B.
La precedente mancanza di quella che è oggi una disparità che si sente nella vita di Cuba ogni giorno, non fa altro che annullare idealmente i valori della Cuba che ci siamo sempre immaginati.
La frase che si sente dire più spesso dai cittadini dell’Havana, per cercare di condurre i turisti in casa propria per comprare la qualunque, è: “A Cuba non c’è violenza”. Tutto vero ma, per aggiungere una piccola riflessione, riportiamo le parole di George, ragazzo cubano con cui abbiamo chiacchierato a lungo durante il nostro soggiorno nella Capitale: “Non c’è violenza perché nessuno ha di più. Non c’è bisogno i farsi la guerra quando tutti siamo uguali e abbiamo le stesse cose”.
Infine, chissà cosa direbbe Che Guevara vedendo la sua faccia su ogni calamita in vendita ai turisti come fosse una Britney Spears qualunque?!
Presenza importante è quella della polizia. All’Havana ogni quartiere ha il suo piccolo centro di sicurezza e la sera è normale incontrare una piccola pattuglia che gira con manganelli, torce per farsi luce e cani.
La cucina cubana, è rustica, saporita e non molto ricercata.
I piatti principali sono a base di pollo, maiale e agnello con cui si fa la famosa “Ropa Vieja”. Le carni si accompagnano solitamente con il classico riso con frijoles oppure con semplice insalata.
Nei centri più grandi si possono trovare anche rivisitazioni dei piatti tradizionali come l’agnello con frutta secca e pollo, oppure maiale in altre salse con viandas.
In alternativa si può optare per il pesce, anche in questo caso cucinato in maniera poco elaborata. Il “pescado” è normalmente Pargo, pesce di massa bianca delicata ma gustosa, oppure, a seconda della stagionalità, Aragosta cotta alla brace.
La vita a Cuba scorre lenta, c’è sempre qualcuno che si prende una pausa, che mette apposto qualcosa, cantieri sempre aperti per migliorare i quartieri centrali delle città e allo stesso tempo non c’è una gran fretta. Si vive senza la frenesia continua del mondo 2.0.
Giudizi a parte sull’originalità di alcuni aspetti di questa “Nuova Cuba”, visitare questa parte del mondo è una un’esperienza da dover fare.
Cuba rimane un Paese con un’anima molto personale, impossibile da eliminare e che pervade luoghi, persone e architetture.
Ci siamo innamorati della Cuba itinerante, quella da girare dove in ogni angolo c’è qualcosa da fotografare, vedere e per cui vale la pena incuriosirsi, fare domande alla gente del posto e fermarsi a chiacchierare per confrontarsi.

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