Il Sudafrica è una terra vasta e misteriosa, dalla storia intensa e la cultura radicata. Questo è un Paese dai contenuti intensi. E’ consigliato a chi ha voglia di vivere e non lasciarsi sopraffare dalla potenza della natura. A descrivere quest’esperienza, che rimane viva attraverso scatti bellissimi, è Paolo: giornalista sportivo con la passione per i viaggi e per la fotografia, amico delle nostre pagine social e creatore del gruppo tematico su Facebook “Si viaggiare”.
Partiamo dall’inizio: perché scegliere questa tra un’infinità di mete?
Il Sudafrica è talmente vasto e offre tali opportunità che c’è solo l’imbarazzo della scelta su quale itinerario e quali luoghi preferire.
Tra le diverse opportunità, quale stile hai scelto di dare a quest’esperienza?
Io ho cercato, nelle due settimane che avevo a disposizione, di mettere insieme animali, paesaggi e un po’ di città, in modo tale da godermi una vacanza relativamente varia. Partendo da un punto fermo e irrinunciabile: il Kruger National Park. Al quale ho abbinato la riserva di Santa Lucia e poi Città del Capo, con tutto ciò che la zona del “Cape” offre: città, natura, balene, pinguini.
Interessante! Per essere pratici: come scegliere l’arrivo se si intende riprodurre il tuo itinerario?
Le opzioni erano due: cominciare il viaggio dal Kruger o da Città del Capo. Ho optato per la prima soluzione giusto per comodità di voli: arrivando a Johannesburg di prima mattina, dopo un lungo viaggio, ho sfruttato l’intera mattinata per spostarmi dall’aeroporto di Johannesburg alle porte del Kruger. Si può fare anche al contrario, ma forse si complicano un po’ alcuni spostamenti.
Con che compagnia hai volato?
Sono partito da Milano. Ho viaggiato con Egypt Air facendo scalo a Il Cairo. Era la compagnia che offriva il prezzo migliore.
Primo giorno: come arrivare alle riserve naturali da Johannesburg?
Dall’aeroporto sono 350 km, circa quattro ore di strada asfaltata. E’ un po’ incasinato uscire dalla zona aeroportuale solo perché bisogna prendere un po’ di confidenza con la guida a sinistra e con la cartellonistica ma, con una buona cartina, consiglio la Freytag&Berndt, ce la si cava alla grande.
Non si riesce a raggiungere subito la meta quindi è necessaria una tappa intermedia: eviterei Hazyview e Nelspruit centro. E’molto meglio White River, più piccola e più tranquilla, soprattutto dato che ha una funzione tattica. Perché? Per avvicinarsi al Kruger spezzando l’avvicinamento in due parti, per godere la Panorama Route e fare una capatina al Blyde River Canyon, molto suggestivo. Per la cena in paese ci sono alcuni locali carini.
Hai da fare segnalazioni per l’alloggio a White River?
Sono stato al Heuglins Guest Lodge: bungalow in muratura, inseriti in una proprietà privata recintata, immersi nel verde, puliti e dove viene offerta una sontuosa colazione. Per farla breve c’è un ottimo rapporto qualità/prezzo.
Dopo la questa breve sosta sei finalmente arrivato a Kruger National Park?
Si, ho impiegato altri 170 km e 3 ore. Ho deciso di dedicare al Kruger cinque giorni, di cui 2 in una riserva privata chiamata Aratusha. Come tutte le riserve private, non è certo a buon mercato, ma il prezzo è stato ampiamente ricompensato.
Perché hai scelto di rimanere due giorni nella riserva privata di Aratusha prima del Kruger?
Perché un conto è vedere gli animali dalla strada (quello che vi capita all’interno del Kruger: non potete assolutamente addentrarvi nel bush), un altro è avere la possibilità di fare due safari al giorno in jeep massimo 6 persone, in completa sicurezza, con ranger e tracciatore, ammirare 5 leonesse da 5 metri di distanza, vedere un leopardo che sbrana una gazzella, dare del tu a 4 rinoceronti neri, arrivare a un passo da un branco di elefanti, seguire per un ora un leopardo passo-passo.
Sono emozioni fortissime, mai provate da nessun’altra parte. Le foto più belle le ho fatte qui.
E poi, dovunque si capiti, si sta in una struttura favolosa: lodge bellissimi, grandi, puliti, con arredamento coloniale, immersi nella natura, cena comune al lume di candela, personale a completa disposizione, tra un safari e l’altro possibilità di fare il bagno in piscina o di fare birdwatching. In poche parole: da non perdere assolutamente.
Hai prenotato con anticipo il pernottamento ad Aratusha?
I posti nelle riserve vanno via come il pane, per cui le prime prenotazioni, non ci sono stato ma mi sono state consigliate, da fare sono qui: Chitwa Chitwa e Malamala, che però hanno prezzi decisamente più alti di Aratusha e Kapama Lodge. Ma sono molto carine. Dopo due giorni qui, ve lo assicuro, il Kruger vero e proprio ti sembrerà quasi un parente povero nonostante anche lì si possa partecipare a escursioni guidate dai ranger e arrivare a vedere gli animali più da vicino.
Infine: Kruger, la più grande riserva natural del Sudafrica.
Il parco è molto grande e ovviamente bisogna fare delle scelte, ma consiglio di non salire troppo a Nord, perché gli avvistamenti di animali, a parte gli elefanti, sono più difficili, soprattutto nel periodo agosto-settembre. Nel parco, e sulle varie guide che si trovano in Italia, ci sono tutte le informazioni su come comportarsi nel parco e sugli avvistamenti di animali. Vi suggerisco di osservare dove sono ferme delle auto spesso è il segnale che ci sono animali in zona.
L’itinerario qui è spesso è condizionato da dove si trova da dormire dato che all’interno del parco le strutture, tutte gestite dal National Park, non sono molte
Io ho scelto come prima tappa l’Olifants Lodge, per poi spostarmi, per le due notti successive, a sud precisamente al Skukuza Lodge. Le strutture sono molto datate e la cena è quella che è, quindi bisogna mettersi il cuore pace e accettare quello passa il convento.
Hai trovato differenze con la sistemazione ad Aratusha?
Diciamo che i bungalow di Olifants sono spartani al massimo, ma io li ho trovati puliti, mentre a Skukuza ho trovato la camera un po’ sporchina.
Loro hanno anche il vizio di spruzzare l’antizanzare, che noi abbiamo trovato depositato su letti, comodini, pavimento. Questo crea un effetto oleoso davvero odioso.
Consiglio: portarsi da casa una federa per il cuscino. C’è però una nota positiva: qui si cena meglio qui.
Hai parlato di un successivo spostamento verso sud, ci piacerebbe sapere di più.
Sono andato vero la Foresters Arm in Swaziland: 400 km e 7 ore almeno.
Swaziland? Come mai?
Bisogna considerare questa tappa di puro trasferimento verso sud: verso la bellissima riserva di Santa Lucia. Io ho scelto, e consiglio, di prendersela con comodo dedicandosi ad approfondire altri lati del Kruger come Skukuza e Malelane dove partendo si può incappare ancora in avvistamenti di animali, soprattutto giraffe e qualche leone.
Come è lo Swaziland?
Ci sono arrivato dalla frontiera di Jeppe’s Reef che va verso Mbabane.
Lo Swaziland vi stupirà: è un Paese povero ma molto rigoglioso, con paesaggi inaspettati. A pranzo fate sosta a Piggs Peak, c’è un ristorantino con alcuni negozietti di artigianato locale tra cui uno che vende articoli tessili (coperte, scialli, tappeti) molto interessanti.
Io ho prenotato al Foresters Arm, in località Mhlambanyatsi, una proprietà molto British in una valle verdissima: camere spaziose e pulitissime, con camino o stufa, si mangia molto bene, con servizio squisito, c’è anche una piscina.
Il tuo percorso quindi è continuato in direzione Santa Lucia?
Partendo di prima mattina, si può raggiungere Santa Lucia per l’ora di pranzo: sono 320 km e 4 ore e mezzo di viaggio.
Lungo il viaggio c’è chi consiglia una sosta al mercato di Manzini. Io l’ho saltato per non rischiare di arrivare troppo tardi a destinazione.
La frontiera in genere si passa senza grandi attese, ma va anche molto a fortuna. La strada, a parte il primo tratto lievemente dissestato, è più che buona per cui si arriva a Santa Lucia, sull’Oceano Indiano, senza grandi difficoltà.
Qui si è circondati da un’incredibile varietà di ecosistemi, dalle paludi di mangrovie alle praterie, alla macchia: un posto molto affascinante, che offre diverse attrattive.
Ora siamo curiosi di sapere di Santa Lucia: tutti quei chilometri sono valsi lo spettacolo del paesaggio?
La vera attrazione di questa zona è l’iSimangaliso Wetland Park: riserva naturale a numero di ingressi giornalieri limitati. Bisogna arrivare presto ed evitare sabato e domenica. Il paesaggio è spettacolare, con alte dune di sabbia che separano l’Oceano dall’entroterra, ricco di fauna e flora come pinete, foreste, savana: connubio bellissimo. Gli animali spaziano dai rinoceronti alle zebre, dai kudu ai cercopitechi, e poi gazzelle, ippopotami, coccodrilli.
Consiglio a tutti, se si ha la possibilità, di arrivare fino a Cape Vidal. Qui si può fare tranquillamente il bagno: l’acqua ha una temperatura gradevole, grazie alle correnti. A parte questo parco, in zona ci sono altre attrazioni, come il centro coccodrilli, l’osservazione delle balene, solo da maggio a dicembre e la riserva di Hluhluwe-iMfolozi dove si possono vedere i Big Five.
Altre esperienze da segnalare a Santa Lucia?
Un pomeriggio alla gita in barca nella zona del St. Lucia Estuary per vedere ippopotami, coccodrilli e bellissimi uccelli come l’aquila pescatrice, gli aironi rossi e ilmartin pescatore. Terminata la crociera, che parte ogni ora, si può passeggiare per il paesino: non molto grande ma con diversi negozietti e alcuni mercatini di artigianato locale, oppure andare a vedere il tramonto nella zona dell’Estuary Beach.
Dove hai dormito?
Io ho alloggiato all’Elephant Coast House, che consiglio vivamente. E’ un bed&breakfast carinissimo, con belle stanze, piscina, ospitalità squisita, ricca colazione, ottimo rapporto qualità prezzo.
Vuoi un’altra testimonianza sul Sudafrica? Leggi l’esperienza di Nando.
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